Toc, toc, anzi tick-tock! Chi bussa alla porta? E’ Intel che regolarmente ogni due anni ci consegna la sua nuova architettura. Quest’anno Intel sembra bussare sottovoce e il rinnovo dell’architettura è senz’altro meno entusiasmante di quanto visto ad esempio con Sandy Bridge, almeno a primo impatto. Le novità di Haswell sono poche ed abbastanza nascoste, ma ci sono. Scopriamole quindi insieme queste novità, testando sul campo sia la CPU che la IGP delle due proposte Intel destinate agli appassionati di overclock: il Core i7 4770K e il Core i5 4670K. Se qualcuno ha già intuito l’allusione presente nel titolo di questa recensione, lo invitiamo a fare un passo indietro, perché l’affermazione non è così scontata. Haswell riserva ancora delle sorprese che sviscereremo nel corso di questo articolo. Diffidate delle analisi superficiali! Al solito siamo un po’ (o meglio molto) in ritardo con i tempi di pubblicazione (complice Intel stessa e contrattempi vari), ma l’obiettivo è sempre quello di fornire un’analisi completa che non si ferma alle prime impressioni. A qualche mese di distanza, dopo molti test effettuati e qualche news su quello che ci aspetta per il futuro possiamo dare un giudizio più che esaustivo su queste nuove CPU.
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Prima di passare alla descrizione della nuova architettura, facciamo un breve riepilogo delle ultime puntate. Dopo la discussa architettura Netburst, nel 2006 il colosso di Santa Clara rivoluziona le sue CPU introducendo i processori Intel Core 2. Il successo è strepitoso: nonostante le frequenze praticamente dimezzate, la nuova architettura Conroe stabilisce nuovi standard prestazionali nel settore desktop. Il segreto degli Intel Core è la pipeline corta che riesce a fare la differenza rispetto alle ormai inefficienti pipeline dell’architettura Netburst. Dopo 7 anni, le CPU Intel portano ancora il nome di Intel Core, segno evidente che c’è stata una costante evoluzione, incrementale, a partire da quel punto di rottura. Nel 2008, precisa come un orologio svizzero, Intel si fa di nuovo sentire col suo tock. La grande novità dell’architettura Nehalem è il memory controller integrato. Intel imita quanto fatto da AMD anni prima, portando il controller DRAM all’interno della CPU ed eliminando le latenze di accesso alla memoria introdotte dal northbridge. Contestualmente circa un anno dopo, nelle CPU Clarkdale, Intel sposta anche la IGP dal chipset alla CPU, con un approccio multipackage. Intel capisce l’importanza di dedicarsi alla grafica integrata, che in futuro assumerà sempre maggior importanza. Anche in questo caso AMD è stato precursore con il progetto Fusion. Il vantaggio di AMD nello sviluppo della grafica 3D è rimasto sempre consistente, ma di volta in volta Intel ha incrementato notevolmente l’area del die dedicata alla IGP, cercando di colmare il gap. Con Sandy Bridge abbiamo infatti assistito alla prima IGP Intel integrata on-die e a miglioramenti importanti nel memory controller integrato. Le prestazioni della grafica 3D sono infatti strettamente legate alla bandwidth di memoria disponibile, che in questo caso è quello di sistema.
A due anni e mezzo dall’uscita di Sandy Bridge, quali sono dunque le importanti novità introdotte da Intel? Difficile da riassumere in due righe: per capirlo dovremo quindi passare ad un’analisi più attenta.
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